mercoledì 4 gennaio 2012






















Siamo moderni: “folla indistinta che nulla distingue”.
Prevalentemente non sappiamo interpretare il nostro desiderio, non facciamo altro che ciondolare da uno stimolo all’altro e avendo smarrito l’intimo orientamento siamo davvero telecomandati, teleguidati ad inseguire questo o quello, abbindolati da imitazioni involute della bellezza.
Forsennati nell’appagare fisime e capricci, frustrati nel non riuscirvi, i nostri desideri inferiori sono massimamente esaltati e così intensi e tanto profondamente innestati che niente in questo sotto-mondo fabbricato di cose artefatte potrà mai soddisfarli.
Allora ci rassegniamo alla ferocia, da noi perseguita o da altri attorno a noi, assuefatti dalla smania profana che desidera questo e quello fino a quando arriva il momento in cui ci ritroveremo nel migliore dei casi vecchi e stanchi, privi di reali risposte e messi brutalmente da parte da quella stessa disumanità di cui siamo stati ingenui fautori nostro malgrado.
In realtà abbiamo in noi tutto ciò che ci occorre e dovremmo esserne consapevoli.

Per seguire la via spirituale è necessario interiorizzare il senso della propria epoca e mai come oggi avvertire la necessità di seguire la via spirituale implica il senso di una inquietante lacerazione dovuta al carattere assolutamente anomalo del tempo attuale.
La sovversione Illuministica culminata nel recentissimo vuoto concettuale, un “vuoto artificiale”, assolutamente funzionale alle dinamiche del Nuovo Ordine Sintetico Globale, ha conservato fin dai suoi albori nel secolo XVII° un orientamento culturale totalmente riduttivista d'ogni esperienza umana che l'ha preceduta e che applica al significato stesso della poesia e filosofia antiche, il cui spirito è considerato del tutto avulso dall’attuale contesto sociale.
L’attacco diretto allo spirito dei valori Aviti è stato mosso proprio agli albori di quella rivoluzione (involuta) industriale, che nella mercificazione di una realtà desacralizzata intendeva dilatare in una misura abnorme le proporzioni del suo profitto auto-divorante.
La manomissione del patrimonio genetico delle sementi e la stessa progressiva manipolazione chimica del cielo non sarebbero state possibili senza l’intromissione di questo vuoto concettuale – artificiale che attraverso l’alibi del progresso legittima l’annichilimento della vita, di fatto consegnata al dominio di forze oscure.
Non poteva instaurarsi tale colossale parodia se prima non veniva sovvertito l’insieme dei caratteri valoriali che sono propri ai simboli della Scienza Sacra, assieme all’impoverimento assoluto del fare artigianale.
Lo spirito poetico originario, benché diversifichi le sue manifestazioni attraverso la storia, pur affievolito è da sempre estraneo alla soluzione concettuale dei grandi enigmi dell’esistenza e identifica nella sola risposta logica (la sola razionalità discorsiva-rappresentativa) una pura contraffazione e mortificazione del principio aureo dell’essere, che è l’ispirazione.
La poesia è il puro fondamento etico del Cosmo ed esserne partecipi voleva e vuol dire purificare dapprima l’anima, cui si rivela l’origine trascendente del mondo e l’invito a superare se stessi nella conoscenza dell’immateriale attraverso una contemplazione attiva (suas artes) dei misteri della vita.
L’odierno regime industriale non favorirà mai questo necessario risveglio interiore, anzi è ormai palese, considerando l’evidenza generale dei fatti, che un tale stato di cose ha fatto e farà di tutto per estirpare la memoria sensibile dalle nostre coscienze.



E’ anche evidente che il corpo sia la maschera dell’essenza che siamo, troppo spesso confuso con l’identità illusoria dell’ego inferiore immedesimato nella parte recitata in questo teatro del mondo in cui sovrappone l’identità psichica (suo fervore) alla natura spirituale.
L’unica via è nel risveglio del desiderio di puro amore.
Amore neoplatonico, che è una più vigorosa visione delle cose.
E’ il risveglio del desiderio di consapevolezza, di ritrovare il nesso tra la memoria ancestrale delle origini e il presente avvolto nelle densità di un Tempo il cui Ciclo attuale è propriamente definito dalla Tradizione come tenebroso.
Tale auspicabile risveglio dell’essere inevitabilmente manifesterà davanti al percorso esistenziale un bivio, diramato su due possibili direzioni: in ascesa se i nostri atti sono diretti all’essenziale elemento divino, desiderando ardentemente di vivere secondo intelletto e virtù, perseguendo il bene attraverso la salute dell’animo, ovvero, decongestionato progressivamente dai rancori, le morbosità e le diverse afflizioni. Altrimenti, inforcando il sentiero dell’inesorabile discesa se i nostri atti sono diretti ad altro dall’autentico sé, al corpo volgarmente inteso, all’assolutizzazione dell'elemento mortale e animale vivendo secondo il senso di un nichilismo avvilente, innescato dal fatto di voler cedere ad ogni fisima e basso piacere, anche col solo pensiero, e realizzare in questo agire il nostro male attraverso il vizio, la turpitudine e l’ingiustizia.